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Mai sentito nulla del genere.
Beh in ogni modo, meglio tenersi alla larga.
Risposi al primo argomento, per poi tornare ad ascoltarlo.
Penso che ognuno di noi abbia il suo asso nella manica, la sua tecnica preferita.
Comunque, non è ancora una tecnica finita: sento che può essere migliorata ancora.
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«La tua è una mentalità positiva. Purtroppo non tutti i nostri compagni della razza la pensano come te. Molti sono ancora segnati dalla perdita della casa.» Chil aveva vissuto, da quando ne aveva memoria, in territorio imperiale. Quindi quello di cui parlava il maestro non era propriamente un'esperienza che poteva condividere. Ma questo non gli impediva di empatizzare. Era Chil a dover decidere come sentirsi, non gli altri per lui. «Sei ancora giovane, tu ragazzo. Non preoccuparti di essere all'inizio del tuo percorso. Questo significa solamente che la tua crescita sarà lunga e ricca.»
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Posso solo immaginare il dolore provato.
Per mia fortuna, non avevo vissuto questa esperienza, anche se anch'io avevo i miei pessimi trascorsi sul pianeta Imperiale numero 104.
Lo spero vivamente, anche perché la forza di adesso non mi è sufficiente...
...per distruggere l'impero, questo avrei voluto aggiungere. Ma le spie di quei fottuti imperiali erano un po' ovunque.
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«È un dolore che in molti hanno passato, per colpa dell'Impero. Ed anche se ci chiamano pirati o briganti, noi siamo ugualmente ribelli, stiamo lottando per dissolvere l'ordine che mantiene la casa di carta che è l'Impero.» Forse il maestro era troppo idealista nella sua visione dei pirati. Dopotutto non si limitavano come vittime a domini dell'Impero, ma mettevano le mani su tutto quello che trovavano. Era solamente che l'Impero Spaziale era il più grande possidente, quindi era naturale che questo lo sovrapponeva spesso con l'obbiettivo di un furto.
Dal canto suo Chil era saggio a mantenersi cauto con le sue parole. Il sensei sembrava onesto come criminale, ma per quanto un hera-jin potesse avere il dominio dello spazio attorno a sé, anche i muri avevano orecchie, e le bocche più sigillate potevano essere aperte con dell'oliatura di birra o strumenti di tortura. Era meglio evitare di mettersi un bersaglio sulla schiena troppo presto.
«Non perdiamoci in chiacchiere. Quando ci si ferma si perde metà di quanto si è allenato. Riprendiamo l'addestramento. Prova a ricreare la tua sfera, ragazzo, ma questa volta prova ad immaginare un orologio che si rompe quando la evochi.»
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Ascoltai in silenzio il maestro, senza aggiungere altro, finché quello non tornò a ragionare del loro allenamento.
Va bene.
Un orologio?
Dubbioso, afferrai il polso della mano destra con l'altra, ed iniziai a portare l'energia sul mio palmo della mano rimasta libera, per creare la mia sfera solida.
Un orologio, che si rompe.
Pensai, mentre creavo quella sfera, andandola a farla detonare poco sopra la mia testa.
A questo punto portai il mio sguardo verso il maestro.
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Il maestro seguì il movimento da parte dell'hera-jin, riconoscendo il suo dubbio nel comando bizzarro. Ma non fece niente per chiarire l'ordine, lasciando fosse l'allievo a capire l'obbiettivo dell'esercizio. Chil riuscì a creare una sfera di fronte a sé, e farla volare bene fino a sopra di lui, decidendo poi di farla esplodere a quel punto.
«Traiettoria ancora un po' troppo tremolante, si vede che l'intenzione non era presente e delineata al momento della concezione. Oltre a questo, dimmi studente, perché pensi ti ho fatto idealizzare questa scena durante l'esercizio?»
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Se devo essere onesto, non ho proprio capito cosa intendessi.
Ammisi al maestro.
Ho cercato di realizzare il meglio, ma penso proprio di non esser stato in grado.
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«L'esecuzione della tua tecnica.» Il maestro rispose a Chil, rimanendo però tanto enigmatico quanto prima. Quindi, finalmente, si decise di degnare di una maggiore spiegazione «La sfera che crei tu, mi sembra di capire che sei tu a stabilire quando farla esplodere. In pratica è come se tu avessi in mano un timer, collegato con la sua detonazione. Bene, ora scordatelo. Cercare di applicare questo concetto alla sfera insieme a tutto il resto rende il controllo troppo stressante per i poteri mentali di un hera-jin. Invece, quello che devi fare è immaginare la traiettoria che vuoi darle da subito. Il mondo attorno a te non esiste, è plastilina pronta a sciogliersi dentro le tue mani. Muri, terreni, acciai? Sono inutili ostacoli quando hai dalla tua parte la capacità di illudere la realtà e realizzare le illusioni.
E vedi di essere sicuro nel momento del concepimento. Ti stai concentrando troppo sull'utilizzo della telepatia per dirigere la sfera. Una volta che ha ricevuto il suo momento iniziale, questa deve viaggiare da sola. Così puoi concentrarti su altri pericoli.»
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Non proprio decido io, ma gestisco il tempo.
Diciamo che nel tempo il cuo riesci a creare tre onde esplosive, io riesco a rallentare la sua destinazione.
Comunque ho capito cosa intendi.
Chiusi gli occhi: ciò che si vedeva rendeva più complicata la realizzazione di ciò che dovevo creare.
Aprii il palmo della mano destra in avanti.
Dunque, vai dritta.
E tentai di formare la sfera di energia solida, tentando di spararla in avanti.
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Chil chiuse gli occhi ed evocò davanti a sé la sfera, cercando di lasciarla andare da sola. Avendo chiuso gli occhi per concentrarsi di più sul lancio, non vide che davanti a lui il sensei aveva eretto qualcosa, poté solo accorgersene dal suono che fece quando ormai aveva fatto partire il colpo.
Ma non ci fu il suono di un impatto, come ci si sarebbe potuti aspettare. Quando il pirata scelse di riaprire gli occhi poté vedere davanti a sé uno di quei muri semplici che il maestro aveva alzato per l'esercizio, in mezzo a dove la traiettoria avrebbe dovuto far passare la sfera. Ma questo era ancora integro, e la palla di energia non si vedeva più.
«Bravo ragazzo, un buon inizio. Vieni a vedere qui.» Il maestro richiamò Chil all'altro lato del muro. Da questa parte si poteva vedere come un semi-incavo e bruciature «Il tuo colpo ha quasi attraversato il muro! Sembra però che verso la fine ha perso l'intangibilità, ma questo è normale le prime volte. Devi prenderci l'abitudine per riuscire a switchare tra i due stati. Riprovaci.»
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Seguii il maestro, guardando con stupore quello che era riuscito a fare: avevo fatto un gran passo in avanti!
Ancora una volta chiusi gli occhi, allungai la mano ed aprii il palmo.
A questo punto tentai di formare la mia onda di energia solida e lo sparai nuovamente in avanti senza pensarci.
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La prima istruzione del sensei era riuscita a far trapassare con una sfera di energia uno dei muri che sapeva costruire quasi per intero. Il che era un risultato di cui essere fieri, era stato detto a Chil. Ma sommergersi nella gloria temporanea era solo un modo per rimanere indietro. Quello che davvero aiutava era continuare ad allenarsi. Per questo il pirata ritornò alla sua posizione, immaginando una nuova sfera, con gli occhi chiusi e senza altri pensieri. Una volta partita era sua la vita, Chil non avrebbe cercato di intromettersi.
E sembrò andare ancora meglio della volta precedente. Non sentì muri infrangersi, o scoppi partire come quando capitava le prime volte che aveva imparato ogni altra onda, ma il classico rumore statico della barriera psionica creata dalla sua razza.
«Bravo, ragazzo. Questa volta sei riuscito a farla passare del tutto attraverso il muro, fino ad arrivare a me. Come ti senti? Pensi di riuscire a continuare con altri esercizi, o vuoi prenderti una pausa?»
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Aprii gli occhi e notando il risultai non potei far altro che sorridere: ero così emozionato, da sentirmi pieno di energia.
Certo che posso continuare!
Affermai sicuro.
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«Bene! Un allievo mio non ha campo per perdersi in pause. Ora che hai capito come fare passare la sfera attraverso un muro in linea retta, prova a dargli delle traiettorie più complicate.» Il maestro fece partire dei ki blast, che lanciò contro il campo dietro di lui lasciando il segno dell'impatto «Prova a colpire uno di quei bersagli con la sfera, ma facendola passare da sottoterra.» Il maestro stava chiedendo a Chil di ricreare quello che gli aveva lanciato contro all'inizio dell'allenamento, cominciando a provarlo contro un bersaglio fisso.
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Annuii.
Quindi devo immaginare una traiettoria a parabola.
Ragionai ad alta voce ed immaginando appunto una traiettoria curva che partiva dal mio braccio destro fino ad uno di quei segni lasciato dai ki blast, passando da sotto terra.
Dopo aver focalizzato per bene la traiettoria, feci partire il colpo verso il terreno.
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